
Shock the Monkey
- On 30 Settembre 2021
A parte considerarlo uno dei brani più geniali della fine del secolo scorso, devo anche confessare di avere un’empatia infinita per i primati: non so se vi è mai capitato di interagire in natura con loro…è un’esperienza pazzesca!!! Se non lo avete ancora fatto, appuntatevi di recarvi a Bali, o in Congo, o in Vietnam, o in un qualsiasi altro Paese dove questi incredibili esseri possono agire liberamente e voi, altrettanto liberamente, mettetevi in relazione con loro: ne ricaverete qualche tatuaggio sull’anima (alla faccia di chi contesta Darwin).
È forse per questo che ho sempre odiato l’espressione “lavoro da scimmia”…
Soprattutto ho sempre detestato effettuare attività definite come tali, ovvero quelle ripetitive, banali, uguali a se stesse, senza alcun valore aggiunto e che, ad onor del vero, qualsiasi primate si rifiuterebbe di eseguire.
Quante volte ci siamo trovati a spendere ore per operazioni semplici e ripetitive, magari basate su sorgenti dati strutturate (file excel, database, altri sistemi, internet, ecc.), quando invece avremmo potuto spendere molto più proficuamente quel tempo, per formarci, per attività di maggior valore intellettuale, o a maggior valore aggiunto…
Gli anglosassoni hanno una bellissima espressione, swivel chair, per indicare attività che implicano l’inserimento manuale dei dati in un sistema e quindi l’inserimento degli stessi dati in un altro sistema; il termine deriva dalla pratica dell’utente che passa da un sistema all’altro utilizzando una sedia girevole.
“Cui prodest?” diceva qualcuno molto più saggio di me (e magari vi ho dato lo spunto per scoprire o riscoprire Cicerone e Seneca).
Già a partire dalla fine del secolo scorso l’informatica si era posta il problema di trovare soluzioni per l’automazione di operazioni ripetitive (si pensi alle macro di Excel e di Access ovvero a tutti i software, open source o a pagamento, che permettevano di “catturare” le schermate relative ad un’operazione e poi erano in grado di ripetere innumerevoli volte l’operazione, in alcuni casi prevedendo anche la possibilità di modificare qualche “parametro). Nell’ultimo decennio si è assistito ad un approccio più strutturato al problema, il che ha portato alla nascita dell’RPA, Robotic Process Automation, che indica la classe di tecnologie progettate per automatizzare attività ripetitive ed i cui principali vantaggi si possono riassumere in maggiore efficienza, costi inferiori ed errori ridotti, il tutto sostituendo gli sforzi umani con i bot.
Nell’ultimo lustro si è assistito ad una forte specializzazione all’interno dell’RPA, che ha portato alla nascita della BPA (Business Process Automation), che si colloca all’interno del BPM (Business Process Management), ed il termine generico per definire tutta la gamma di tecnologie di automazione dei processi, e della DPA (Digital Process Automation), la quale “automatizza un processo dall’inizio alla fine”, come affermato da Craig Le Clair, vicepresidente e analista principale di Forrester Research e autore di “Invisible Robots in the Quiet of the Night: How AI and Automation Will Restructure the Workforce”, aggiungendo che le tecnologie DPA vengono utilizzate per processi più lunghi e complessi rispetto alle attività che possono essere gestite efficacemente dalla RPA o dalla BPA.
Menzioniamo anche la RDA (Robotic Desktop Automation), che descrive una RPA su piccola scala specifica per applicazioni desktop, nata con il preciso intento di efficientare gli investimenti in campo di automazione (il principio è il classico “non usare un bazooka per sparare ad un uccellino”, e chiedo scusa agli animalisti).
In tempi recentissimi, sta entrando sempre più preponderatamene nel mondo dei processi industriali l’Intelligenza Artificiale (l’AI immaginata dal grande Asimov più di 70 anni fa). In quest’ottica l’RPA presenta il limite di non integrarsi, per sua natura, con l’AI. Ecco quindi che nasce l’IPA (Intelligence Process Automation), quella che Gartner definisce iBPM e che è sempre più vista come un complemento alla RPA, con l’estensione dell’ambito della Robotic Process Automation con le tecnologie AI.
L’IPA copre un ambito di lavoro più ampio rispetto all’RPA: può gestire più tipi di formati di dati e può abilitare nuovi tipi di processi decisionali più intelligenti. Ottenere i migliori risultati da una strategia IPA richiede che le squadre IT e di data science collaborino più a fondo.
“L’RPA è di natura puramente robotica e non richiede intelligenza per funzionare”, ha affermato Banwari Agarwal, leader Global Market for IPA presso Cognizant. Di conseguenza, è una buona tecnologia per l’automatizzazione di processi aziendali ben definiti e basati su regole.
Al contrario, l’IPA viene utilizzata per automatizzare i processi aziendali più complessi che beneficiano delle capacità di intelligenza artificiale. Ciò comporta la combinazione di acquisizione dati intelligente, elaborazione del linguaggio naturale, apprendimento automatico e analisi operativa con RPA. “Sia RPA e IPA sono utili in diversi tipi di situazioni”, ha detto Agarwal.
Un mondo complesso e variegato quello dell’automazione dei processi, ma estremamente interessante e che, proprio oggi, beneficia di uno strano alleato: il Covid.
La pandemia di coronavirus costringe le organizzazioni a spostare rapidamente i budget IT. Secondo un sondaggio di professionisti IT condotto da Evaluator Group, il 50% delle aziende prevede tagli al budget IT. Ciò significa meno soldi per soluzioni software innovative poiché le organizzazioni si preoccupano di più della continuità operativa.
Cambierà anche il modo in cui le aziende spendono il loro budget: “Gli investimenti a basso rischio sono privilegiati quando i budget operativi sono limitati”, ha affermato Gurmeet Mangat, analista di strategia digitale con DDB Consultants. “Quando la spesa avviene in tempi incerti, le persone vogliono essere certi che il ritorno del loro investimento sia quasi garantito”.
Pertanto, sostengono gli analisti, gli investimenti sui quali le persone saranno disposte a rischiare saranno quelli che semplificano le attività manuali e ripetitive: “Poiché un numero sempre maggiore di dipendenti sceglie di lavorare da casa, le organizzazioni sono alla ricerca di nuovi modi per automatizzare le attività comunemente eseguite in ufficio”, ha affermato Sal Pece, analista software senior di Xennial Consulting.
Quale sarà l’effetto a lungo termine di Covid-19 sul settore IT? Solo il tempo lo dirà, ma non c’è dubbio che gli strumenti per risparmiare tempo che consentono ai dipendenti di lavorare da casa diventeranno più comuni.
SAP, tra i principali attori a livello mondiale nel campo dell’IT, si è subito dichiarato pronto a raccogliere la sfida ed è pronto a correre con i suoi partners.
Già da diversi anni SAP propone soluzioni RPA, ovviamente ottimizzate per i numerosi prodotti delle sue soluzioni.
Ma SAP non poteva limitarsi a questo: come sua consuetudine, vuole alzare la posta in gioco. Al fine di consentire un miglior orientamento nel complesso mondo dell’automazione, mette a disposizione la sua soluzione SAP IRPA, Intelligent Robotic Process Automation, modulare e scalabile, come da tradizione SAP, pensata essenzialmente come SaaS (Software as a Service) sulla sua piattaforma BTP (quindi con la possibilità di evitare qualsiasi investimento in infrastruttura IT) e che raccoglie tutte le sfaccettature sopra riportate dell’automazione dei processi, compresa ovviamente l’interazione con l’AI.
È il momento, soprattutto per il mercato italiano, di sfruttare le nuove potenzialità messe a disposizione dalla tecnologia, per ottimizzare e rendere più efficaci ed efficienti investimenti e processi aziendali, aumentando la qualità dal lavoro, a 360 gradi.
Pl3&Partners è pronta alla sfida. Grazie alla nostra pluridecennale collaborazione con la Academy di SAP, stiamo acquisendo dimestichezza con l’aspetto formativo previsto dall’IRPA; inoltre, ci stiamo specializzando con l’utilizzo degli strumenti, delle conoscenze e delle competenze utili e necessarie per analizzare la realtà attuale dei nostri Partners e pianificare con loro lo sviluppo ottimale per essere efficienti e competitivi nell’utilizzo delle nuove opportunità messe a disposizione dalle tecnologie di automazione dei processi, proponendoci anche come bussola per orientarsi nel complesso mondo dell’IRPA; ci avvaliamo delle metodologie più differenti ma sempre attente a seguire gli standard SAP, così da offrire soluzioni in grado di incontrare le esigenze e le possibilità di tutti.
PL3&Partners, non offre solo competenza teorica: quello che proponiamo è esattamente ciò che utilizziamo per i nostri sistemi interni.
PL3&Partners è il partner ideale per individuare la soluzione migliore per ogni specifico caso: siamo un System Integrator che si pone l’obiettivo di poter supportare i suoi partner nel modo migliore per cogliere le sempre più variegate opportunità offerte da SAP, sia che si tratti di implementare il nuovo, sia che l’esigenza sia adeguare l’esistente.
Come d’abitudine, noi non cerchiamo la soluzione ideale, bensì la soluzione ideale per Te.
Per qualsiasi informazione potete contattarci a marketing@pl3group.com
Giorgio Morlacchi
SAP System Administrator